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B&B Casa Landina

Bed&Breakfast “Casa Landina”
loc. Carniglia, 15/B 43041 Bedonia (PR)
Tel. 0525 82 54 47 – 329 19 45 811
Email: [email protected]
Web: www.casalandina.com

Vi ospitiamo in un piccolo rustico di pietra, ricavato da una vecchia stalla ristrutturata con molta cura, lasciando i vecchi travi in legno ed i muri in sasso a vista.

I due miniappartamenti, composti ciascuno da: camera da letto, bagno, soggiorno e piccolo angolo cottura, sono arredati in stile rustico. Entrambi dispongono di un terrazzo arredato.

Per i bambini ci sono ampi spazi per il gioco. La colazione viene servita nella casa principale, o in sala pranzo o sul terrazzo.

Vi prepariamo un buffet ricco con prodotti tipici e dolci fatti in casa.

I cavalli del nostro Centro Ippico appartengono alla razza del Cavallo Bardigiano, una razza che ha le sue origini nella nostra zona. Il Cavallo Bardigiano si muove agile e sicuro sui sentieri della nostra montagna.

Il suo carattere docile e tranquillo lo rende un cavallo molto adatto per principianti e bambini, però viene molto apprezzato anche da cavalieri esperti. Il corso di equitazione per principianti (adatto sia per adulti sia per bambini) comprende anche la preparazione del cavallo: strigliare, spazzolare e sellare, che viene fatto insieme all’istruttore. Poi iniziamo con le lezioni in sella, prima alla longue imparate a stare in equilibrio con il cavallo in movimento. Di seguito vi insegniamo i comandi di base per guidarlo.

I tempi di apprendimento dipendono dall’abilità del cavaliere. Quando avrete acquistato sicurezza e solidità in sella, iniziamo con le prime uscite fuori dal maneggio. Le nostre passeggiate ci portano sui monti, lungo vecchie mulattiere attraversando paesi, boschi, fiumi e torrenti, alla scoperta di stupende vedute panoramiche della nostra vallata. Quando facciamo gite di una giornata intera, siamo soliti fermarci in prossimità un bosco ombreggiato o di un grande prato, dove è possibile fare un picnic e far riposare cavalli e cavalieri.

Agriturismo I Girasole

loc. Fornolo, 8 – 43050 Bedonia (PR)
Tel. e Fax. 0525 83 257
Web. www.agriturismoigirasole.it

I servizi che sono e saranno a vostra disposizione nel nostro Agriturismo sono:

ristorazione
Disponiamo di una sala da pranzo per una massimo di 30-35 persone dove serviamo cucina casalinga, curata da noi realizzata per la maggior parte con prodotti della nostra Azienda Agricola. Su prenotazione.

servizio di pernottamento
Un appartamentino ristrutturato a nuovo, ingresso indipendente, 1° piano. Soggiorno con angolo cottura, 1 camera e 1 bagno completo di doccia posti disponibili fino ad un massimo di 4 persone.

Passo del Tomarlo

Il passo del Tomarlo è uno dei valichi più alti di tutto il nord Appennino.
La sua altezza è di 1485 m s.l.m. e raggiunge i 1520 m nel collegamento con il passo dello Zovallo. Prende il nome dal monte Tomarlo posto subito a sud mentre a nord vi è il monte Maggiorasca con la bastionata del monte Picchetto. Collega la valle del Ceno alla val d’Aveto mettendo in comunicazione le provincie di Parma, Genova e Piacenza attraverso il vicino passo dello Zovallo. Spesso in inverno il passo viene chiuso per alcuni giorni per permettere lo sgombero della neve tramite fresa, in quanto le nevicate sono sempre copiose.

Passo del Tomarlo
Passo del Tomarlo
Nell’inverno 2008-09 le sponde nevose nel tratto sommitale hanno raggiunto i 3 m di altezza.

fonte Wikipedia

Questo passo è degno di nota dal punto di vista turistico non solo per la sua strategica posizione che lo rende una meta di passaggio soprattutto per i tanti motociclisti del fine settimana, ma anche per la presenza di aree attrezzate lungo il percorso che consentono di godere di una bellissima vista e di respirare aria pura.

Monte Bue

Il Monte Bue è una vetta del gruppo del Monte Maggiorasca, situata tra la Val d’Aveto (comune di Santo Stefano d’Aveto, Genova), la val Nure (comune di Ferriere, Piacenza) e la valle del Ceno (Comune di Bedonia, Parma), costituisce l’estremo limite meridionale della Provincia di Piacenza ed anche il secondo punto altimetricamente più elevato (1775 m s.l.m.) dell’intero territorio piacentino, dopo il Maggiorasca (1804 m.s.l.m.)

È una delle mete preferite dagli escursionisti, essendo collocato in una zona di piacevoli attrazioni naturalistiche come il Lago Nero, il Monte Nero e il Monte Maggiorasca. Sulle sue pendici si trovano un bivacco (Bivacco Sacchi), un rifugio (Prato Cipolla) e la breve Ferrata Mazzocchi.

Monte Bue
Monte Bue

Sulla vetta sono situati i ruderi (stazione di arrivo, con annesso albergo-rifugio e altre strutture di servizio) di un impianto di risalita (ovovia) che collegava direttamente la cima del Monte Bue con Rocca d’Aveto (frazione di Santo Stefano d’Aveto), dismessa dopo il 1991; recentemente (dicembre 2008) è stato inaugurato un nuovo impianto di risalita (seggiovia) che collega Rocca d’Aveto con il rifugio del Prato della Cipolla (1578 m), al fine di tentare il rilancio turistico dello sci alpino in alta Val d’Aveto. Con lo sviluppo del versante avetano anche sul lato ferrierese si sta progettando la possibilità di costruire i tanto agognati impianti di risalita. Tale progetto, visibile su [1] riprende quello presentato e finanziato nel 1976. Vista la posizione a cavallo fra tre province, la zona del Monte Bue è frequentata da piacentini, parmigiani e genovesi.
Oltre all’escursionismo, la zona offre interessanti possibilità per l’arrampicata sportiva, con le falesie della Rocca del Prete, del Monte Maggiorasca, di Waiting for Fred e del Dente delle Ali, senza dimenticare le tante possibilità di salite invernali. In queste falesie troviamo ofiolite spesso piuttosto friabile.

fonte Wikipedia

Monte Maggiorasca

Il monte Maggiorasca 1810 m s.l.m. è la vetta più alta dell’Appennino Ligure, situata tra le province di Genova, e di Parma, a poche centinaia di metri, in direzione nord, presso la sommità del monte Bue, decorre il confine con la provincia di Piacenza. Il Maggiorasca domina la val d’Aveto con il comune di Santo Stefano d’Aveto (GE) e la valle del Ceno col comune di Bedonia (PR); il gruppo montuoso del Maggiorasca, posto a nord del passo del Tomarlo, comprende anche le vette del monte Nero, del Groppo delle Ali e del monte Roncalla oltre a quella, già citata, del monte Bue, costituendo un importante nodo orografico tra le vallate del Nure (Piacenza), del Ceno (Parma) e dell’Aveto (Genova).
La sommità del Maggiorasca, ampia e a forma di sella, è costituita da basalti non calcarei e da arenarie conglomeratiche, al suo bordo meridionale, su un ripiano posto a un’altitudine di 1.799 m s.l.m., sorge la statua di Nostra Signora di Guadalupe, eretta nel 1947, mentre sulla vetta vera e propria (1810 m s.l.m.) è stato collocato un impianto per la ripetizione di segnali televisivi.
Meta molto frequentata in ogni stagione dagli appassionati di escursionismo provenienti sia dai versanti emiliani, sia dal versante ligure.
Nei pressi sono presenti alcune brevi vie di arrampicata invernale e più numerose vie estive, recentemente attrezzate da un gruppo di arrampicatori piacentini.

Monte Maggiorasca
Monte Maggiorasca

La flora del massiccio montuoso del Monte Maggiorasca è particolarmente interessante, per via della coesistenza di alcune specie botaniche di provenienza alpina e di endemismi tipici dell’Appennino settentrionale e della catena appenninica in generale.
Il gruppo montuoso del Maggiorasca è infatti l’unica area montuosa dell’Appennino Ligure in cui sia possibile rinvenire il Chrysosplenium alternifolium (una rara sassifragacea a distribuzione euro-siberiana), l’Aquilegia alpina (specie subendemica delle Alpi occidentali, che irradia nell’Appennino Settentrionale con poche ed esigue popolazioni) e la Primula marginata, una vistosa specie subendemica delle Alpi sud-occidentali e dell’Appennino Ligure orientale, la cui presenza è limitata ad alcuni affioramenti di rocce basaltiche, ubicati nel settore settentrionale del massiccio al confine tra le province di Genova e Piacenza.
Sempre sui pendii delle aree più elevate del gruppo del Maggiorasca vegetano la Soldanella alpina, la Pulsatilla alpina e la Draba aizoides, tre piante piuttosto comuni sulle Alpi ma assai sporadiche nell’Appennino, infine tra gli endemismi appenninici, che nel gruppo montuoso del Maggiorasca raggiungono il limite nord-occidentale della loro distribuzione, vanno citati almeno l’Armeria marginata e l’Arenaria bertolonii.
Tra le specie a portamento fruticoso e arboreo va citato il cosiddetto “pino mugo appenninico” (Pinus mugo ssp. rostrata), entità un tempo certo più diffusa nelle aree culminali dei massicci montuosi della val d’Aveto e oggi rinvenibile in due popolamenti isolati presso il Passo del Tomarlo e tra il Lago Nero e la vetta del monte omonimo e in sporadici individui che crescono oltre il limite superiore della faggeta; sempre nella zona settentrionale del massiccio del Maggiorasca si possono osservare alcuni nuclei naturali (e quindi non di origine silvicolturale) di abete bianco (Abies alba).

fonte Wikipedia

Basilica della Madonna di San Marco

La tradizione vuole che attorno al ’600, dei mercanti veneziani vennero assaliti nei pressi di Bedonia e miracolosamente liberati per intercessione della Madonna.
In ringraziamento fecero erigere una piccola Cappella, chiamata in un secondo tempo “del Pozzo”.
La Cappellina del Pozzo fu subito centro di culto privilegiato per la popolazione della Val Taro, Ceno, Magra.
Un esemplare ligneo di una statua raffigurante la “Madonna della Consolazione” giunse attorno al 1731 dalla zona di Pontremoli (altri esemplari sono conservati in America ed una bronzea sulla cima del Monte Penna).

Veduta della cupola
Veduta della cupola

In seguito alla costruzione del Seminario si sentì il bisogno di ampliare la Cappellina e così nel 1860 iniziarono i lavori ma, vennero sospesi subito.

Nel 1939, con una pausa a causa della guerra, ripresero i lavori di ampliamento consistenti in una cripta, che comprendeva l’antica Cappellina del Pozzo (ultimata nel 1952) e nella Basilica vera e propria con copertura a cupola (ultimata nel 1954).
Nel 1978 Papa Giovanni Paolo I elevò il Santuario a Basilica Minore.